Ha detto “sì”… a un altro.

Ha detto “sì”… a un altro.

Dal momento in cui ho incontrato Beatrice, mi è sembrato che il mondo si fermasse. Era una serata rumorosa e vivace—una festa con gli amici, risate, musica—ma tutto diventò rumore di fondo quando lei entrò nella stanza. Non stava facendo nulla di speciale, solo un sorriso, e ho sentito qualcosa scattare dentro di me. In quel secondo, ho capito: non era come le altre. Era diversa.

Abbiamo passato poco più di un anno insieme. Camminavamo per Roma di notte, discutevamo di libri e film, preparavamo la cena insieme. Rideva delle mie battute, anche le più stupide, e mi guardava come se non esistesse nessun altro al mondo. Mi innamoravo di lei ogni giorno di nuovo. Ero sicuro: era la donna con cui volevo passare il resto della mia vita.

Ho iniziato a pianificare la proposta. Ho organizzato tutto nei dettagli. Ho preso un giorno libero dal lavoro, prenotato una romantica casetta sulle sponde del Lago di Garda—in autunno è un incanto, come se la natura stessa avesse ridipinto il mondo. Ho prenotato un tavolo al ristorante, accordandomi con un fotografo che, fingendosi un turista, avrebbe immortalato il momento in cui mi sarei inginocchiano e le avrei chiesto: “Vuoi diventare mia moglie?”

Non vedevo l’ora. La sera prima del viaggio, ho controllato tutto dieci volte—l’anello, la prenotazione, persino le luci che volevo appendere al pontile. Non riuscivo a dormire dall’emozione. Ero completamente sicuro: sarebbe stato il giorno più bello della mia vita.

Ma tutto è crollato in un attimo. Eravamo sul divano a guardare un vecchio film, stretti come sempre. Beatrice improvvisamente si è fatta silenziosa. Ho sentito che si era distaccata, anche se era ancora lì accanto a me.

“Davide,” ha sussurrato, “devo dirti una cosa…”

Mi sono girato verso di lei, sorridendo. Pensavo avrebbe detto che era stanca o che il film non le piaceva.

“Dimmi,” ho risposto.

Ha stretto le mani a pugno. Era evidente quanto le pesassero quelle parole.

“Io…” ha fatto un respiro profondo, “sono già sposata.”

Non ho capito subito. L’ho solo fissata. Poi ho riso nervosamente.

“Molto divertente. Davvero. Bel scherzo.”

Ma lei non sorrideva. Non mi guardava neanche negli occhi. Solo un sussurro:

“Sono seria, Davide.”

Qualcosa dentro di me si è spezzato. Il mio corpo è diventato di ghiaccio.

“Aspetta… sposata? Siamo insieme da un anno!” La mia voce si è alzata, incredula.

“È successo tanto tempo fa… Avevo vent’anni. Io e Stefano siamo andati a Rimini, ci siamo lasciati trasportare—l’affetto, l’alcol, la festa… e il matrimonio. Siamo stati insieme solo tre mesi. Poi lui se n’è andato. Non ci sentiamo da sette anni.”

“Ma non avete divorziato?!” Non c’era più rabbia nella mia voce, solo sconforto.

Beatrice ha annuito in silenzio.

“Non credevo che saremmo arrivati a questo punto… Avevo paura. Pensavo di sistemare tutto prima che tu lo scoprissi. Poi avevo paura che te ne sarestessi andato.”

“E io stavo per chiederti di sposarmi. Domani. Lo sapevi?” Mi sono alzato, incapace di rimanere seduto.

Ha iniziato a piangere. Senza voce, senza suono.

“Mi dispiace… ti prego…”

Non sapevo cosa dire. Dentro di me urlava tutto. Mi sentivo tradito, stupido. Avevo pianificato una vita con lei, e lei era già la moglie di qualcun altro.

“Lo ami ancora?” ho chiesto improvvisamente.

“No. Non ci vediamo da anni. È stato un errore… Voglio sistemare le cose.”

“È tardi.”

Ho preso la giacca e sono uscito. La notte era fredda. La neve scricchiolava sotto i miei passi. La testa mi rimbombava.

Ho passato mesi a pianificare il momento perfetto per iniziare una vita nuova. Ma lei apparteneva già a un altro—anche solo sulla carta. O forse no. Forse il punto è che l’amore costruito su una bugia prima o poi crolla.

E io… volevo solo onestà. Un inizio pulito.

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