Lui l’ha chiamata una miserabile domestica ed è andato via con un’altra. Ma quando è tornato, lo aspettava un incontro inaspettato.
Giovanna è cresciuta con la convinzione che le donne della sua famiglia fossero destinate alla solitudine e al dolore. La sua bisnonna era diventata vedova a causa della guerra, la nonna aveva perso il marito in un incidente in fabbrica, e suo padre se n’era andato quando lei aveva solo tre anni. Anche se Giovanna sognava un destino diverso, un’ansia costante la tormentava. Sembrava che sentisse che anche lei avrebbe avuto la sua tragedia.
Incontrò il futuro marito, Marco, nella fabbrica dove lavoravano entrambi. Anche se in reparti diversi, facevano la pausa pranzo nello stesso momento. Fu durante quelle brevi pause in mensa che nacque il loro legame. Tutto accadde in fretta: corteggiamenti veloci, un matrimonio improvvisato e il trasferimento nel bilocale lasciato dalla nonna di Giovanna, ormai scomparsa. Insieme, poi in tre con la nascita del primo figlio, Matteo, riuscivano a cavarsela. Poi arrivò il secondo, Luca. Poco dopo, Giovanna perse anche la madre. Su di lei gravavano i bambini, la casa, la quotidianità. Marco lavorava, lei si occupava della famiglia. Non si lamentava. Non ancora.
Ma dopo qualche anno, qualcosa cambiò. Marco iniziò a tornare tardi dal lavoro, poi a passare la notte dagli “amici”, finché smise di nasconderlo: aveva una relazione con una giovane collega. Tornava a casa solo per cambiarsi. Giovanna capiva tutto, ma taceva. Aveva paura di restare sola con i bambini, senza sostegno. Un giorno, raccogliendo il coraggio, gli disse:
— Pensa ai bambini. Sei loro padre…
Lui rimase in silenzio. Niente scuse, niente parole.
Lei continuava a stirare le sue camicie, lavare i suoi vestiti, preparargli da mangiare. E lui, in risposta, le diceva:
— Sei solo una domestica. Non sai fare altro.
E quella sera fece la valigia.
— Non andare… — Giovanna era sulla soglia, gli occhi pieni di lacrime. — Non lasciarci…
— Tu non sei nessuno. Una miserabile serva, — sbottò lui. — Non mi sono sposato per questo.
I bambini sentirono. I due ragazzi erano seduti sul divano, rannicchiati, abbracciati. Capivano che papà se ne andava, ma non capivano perché. Erano stati cattivi? O dovevano ascoltare di più la mamma?
Ci volle tempo perché Giovanna si riprendesse. Lacrime di notte. Doveri di giorno. Lavoro, pulizie, scuola, asilo. Faceva del suo meglio. Non cercava nuove relazioni. Per lei esistevano solo i bambini.
Ma il destino aveva altri piani.
Un giorno entrò in un supermercato e, mentre si chinava per prendere un tè, lasciò cadere una confezione. Qualcuno la raccolse subito. Un uomo alto, con uno sguardo gentile.
— Lasci che la aiuti con la spesa, — propose.
— Non c’è bisogno, — rispose incerta.
— La aiuterò comunque, — disse, prendendo le buste.
Chiacchierarono lungo la strada. Si chiamava Alessandro. Dopo qualche giorno lo rivide — nello stesso negozio. E ancora un’altra volta. Iniziò a venire apposta, solo per parlare. Giovanna si teneva a distanza, ma lui non demordeva. Una volta la incontrò davanti al palazzo — stava pulendo le scale.
— Posso avere anche io uno straccio? — scherzò.
Lei rise. Lui rimase, aiutò. E quella sera andò a trovarla — con una torta e un mazzo di rose bianche. I ragazzi all’inizio erano diffidenti, ma Alessandro li conquistò subito. Matteo annusava il dolce, Luca faceva domande. Giovanna osservava e improvvisamente sentì — calore.
Poi Alessandro le confessò:
— Ho dei problemi a causa di un incidente. Mi muovo e parlo più lentamente. Mia moglie non l’ha sopportato — se n’è andata. Non sono stupido, solo diverso. E so che per molti non sono il benvenuto. Ma tu… tu e i bambini siete come una famiglia. L’ho sentito subito. Se per te va bene, parla con loro. Chiedi se sono pronti ad accettarmi.
Giovanna raccontò tutto ai figli. Rimasero in silenzio a lungo, poi Matteo disse:
— Il nostro papà ci ha dimenticati. Sarebbe bello avere un altro papà che non ci lasci.
Alessandro entrò nella loro vita. All’inizio con imbarazzo, poi naturalmente. Giocava a basket con loro, li aiutava con i compiti, li andava a prendere a scuola. I ragazzi trovarono nuovi amici, la casa si riempì di risate. Giovanna ricominciò a sorridere.
Passarono gli anni. Matteo crebbe, si innamorò. Una sera andò da Alessandro per un consiglio. E in quel momento suonò il campanello.
Sulla soglia c’era Marco. GrRimase immobile a fissare quella famiglia unita, mentre la porta si chiudeva definitivamente davanti a lui.