Oggi è uno di quei giorni in cui sento il peso del mondo sulle spalle. Mi chiamo Rosaria Bianchi, e da oltre dieci anni mi occupo da sola di mia nipote, Giulia. Adesso ha quattordici anni e più passa il tempo, più sento di perdere il controllo. La paura per il suo futuro mi tormenta: temo che possa prendere una strada sbagliata e finire in un istituto per minori.
Mio figlio, Luca, si è sposato a ventidue anni. Il suo matrimonio con Simona è durato solo due anni, ma in quel periodo è nata Giulia, la luce dei miei occhi. Purtroppo, la loro storia è finita male: Simona ha tradito Luca proprio nella loro casa. Dopo il divorzio, ha portato con sé Giulia, che allora aveva solo un anno.
Luca non riusciva a sopportare l’idea di stare lontano dalla figlia. Andava a trovarla ogni giorno, le portava regali, vestiti, la portava al parco e dal dottore. Nel frattempo, Simona continuava a cercarsi una nuova vita, lasciando spesso la bambina a Luca. Nonostante questo, ha chiesto gli alimenti, sostenendo che senza soldi non poteva mantenerla. Luca sapeva che quei soldi non andavano a Giulia, ma pagava comunque per evitare conflitti e darle una parvenza di stabilità.
Un fine settimana, Simona portò Giulia da noi dicendo che sarebbe tornata a prenderla il lunedì. Ma lunedì, martedì… nessuna traccia di lei. Luca la chiamava in continuazione, ma il telefono rimaneva muto. Dopo una settimana, Simona riapparve: disse di aver trovato lavoro come cuoca in un bar con turni di notte e ci chiese di tenere Giulia finché non avesse un impiego migliore.
Passarono i mesi, poi gli anni. Giulia rimase con noi. Simona chiamava ogni tanto, ma le visite erano sempre più rare. Non dava un euro per sua figlia: gli alimenti continuavano ad arrivare a lei, ma quei soldi non servivano alla bambina. Luca non voleva andare in tribunale, temendo che Simona potesse riprendersi Giulia e crescerla tra una compagnia poco raccomandabile.
Ora Giulia ha quattordici anni, e i problemi si moltiplicano. Luca ha cominciato a bere troppo, il suo interesse per l’educazione di sua figlia è svanito. Ha provato a rifarsi una vita, è andato a vivere con due donne diverse, ma entrambe le volte è tornato a mani vuote. Così, il peso di crescere Giulia è ricaduto tutto su di me.
Le finanze vanno sempre peggio. La mia pensione e l’assegno d’invalidità bastano a malapena per medicine e cibo. Luca continua a pagare gli alimenti a Simona, anche se Giulia vive con noi. Quando ho provato a parlare con Simona di quei soldi, mi ha minacciato di riprendersi la figlia. Non posso permetterlo, quindi devo tacere.
Ma la cosa più preoccupante è il comportamento di Giulia. La sua insegnante si lamenta perché salta scuola, litiga con i professori e non ha voglia di studiare. Più di una volta le ho sentito addosso l’odore di sigaretta. I nostri discorsi non servono a niente: si chiude in sé stessa, diventa aggressiva. Ho paura che finisca in cattiva compagnia e faccia scelte che le rovinino la vita.
Non posso chiedere l’affidamento ufficiale per la mia età e le mie condizioni di salute. Se provassimo a togliere la patria potestà a Simona, c’è il rischio che Giulia finisca in un istituto. È la mia paura più grande.
Mi sento in un vicolo cieco. I soldi non bastano, educare un’adolescente è una sfida, mio figlio e la sua ex non mi aiutano. Vorrei un futuro migliore per Giulia, ma non so più come fare. Come posso trovare una via d’uscita senza perderla e darle la possibilità di una vita serena?
La vita ci mette a volte davanti a prove troppo grandi. Ma forse la lezione è che l’amore, da solo, non basta. Servono anche coraggio e un piano. E io non posso permettermi di arrendermi.