«Il premio è mio, ma l’iPhone va a mia suocera»

Nel sogno sfocato di un pomeriggio romano, fu Chiara a vincere il premio—ma l’iPhone finì alla suocera.

Quando Chiara finalmente ricevette il tanto atteso bonus di 2500 euro, le parve che il destino, pur in ritardo, l’avesse premiata. Mesi di straordinari, notti insonni, la responsabilità di tre colleghi—ed eccolo, il risultato. I soldi. Un simbolo di riconoscimento.

Tornò a casa con l’animo leggero. Suo marito, come sempre, era sul divano—disoccupato da tre mesi, assorto nella sua amata strategia online. Al rumore della serratura, si limitò a voltare la testa con indolenza.

«Marcello, hai presente? Oggi mi hanno dato il bonus!» esclamò Chiara, sorridendo mentre si toglieva il giubbotto.

Lui, senza staccare gli occhi dallo schermo, borbottò:

«Brava, te lo meriti. Lavori come una mula.»

Era sempre stato così: diretto, senza fronzoli. Ma ultimamente, nel suo tono, sentiva qualcosa di nuovo—indifferenza, rancore, quasi che il suo successo lo sminuisse.

Il giorno dopo, Chiara invitò a cena la suocera, la signora Elisabetta. Da sempre, Elisabetta aveva dimostrato antipatia per la nuora: la minestra era troppo salata, la polvere sotto l’armadio troppo evidente. Ma Chiara ci metteva impegno. Capiva—l’età, la solitudine, le preoccupazioni per il figlio. L’invito fu accolto con entusiasmo.

«Finalmente pranzeremo da esseri umani,» bofonchiò Marcello. «A mamma avevo promesso un risotto ai funghi.»

E fu allora che Chiara lo vide… un iPhone. Nuovo, ultimo modello, ancora con la pellicola protettiva. Appoggiato sul tavolo davanti a Elisabetta, quasi esibito con orgoglio.

«Elisabetta… ma questo telefono da dove viene?» non riuscì a trattenersi.

«Oh, me l’ha regalato Marcello! Che figlio amoroso. Mi ha detto: “Mamma, sei la migliore!”» La suocera sorrise, le guance arrossate di commozione.

Chiara sentì il sangue ritirarsi dal viso. Il cuore le martellava in gola.

«Marcello, un attimo?» disse, forzando la calma.

Lui si alzò a malincuore e la seguì in camera.

«Ma sei impazzito?! Un iPhone da mille e cinquecento euro?!» gli sibilò.

«Be’…» si grattò la nuca, «hai avuto il bonus. Non devi essere l’unica a godertelo. Volevo che anche mamma fosse felice.»

«ERANO I MIEI SOLDI!» esplose. «Ti avevo detto chiaro: erano per le emergenze, per il futuro!»

«E allora? Siamo una famiglia. Tanto tu guadagni. E a mamma ha fatto piacere.»

Dentro di lei ribolliva. Senza dire una parola, aprì il cassetto del comodino dove teneva i risparmi. Vuoto. Nemmeno un euro. Restò a fissare il vuoto, sentendo che tra loro si era aperta una crepa, irreparabile come il vetro rotto.

La mattina dopo, finse che tutto fosse normale. Colazione, caffè, un bacio sulla guancia—e in ufficio. Ma intanto, online, ordinò un portatile da gaming. Quello che Marcello sognava da settimane. Con scheda video top, raffreddamento a liquido e luci al neon. Scelse pure il pacchetto regalo.

Due giorni dopo, il pc arrivò. Ma non a casa loro.

«Marcello, ricordi quel portatile che volevi?» chiese a cena.

«Sì… perché?» si illuminò.

«Te l’ho ordinato. Il migliore. Ti piacerà.»

«Davvero?!» balzò in piedi. «Dov’è?»

«Da tua madre.»

«COSA?!»

«Ho pensato, visto che ami tanto farle regali, che potrà giocare a Candy Crush sul tuo nuovissimo pc. O magari iniziare a fare streaming.»

Marcello impallidì. Poi arrossì. Poi impallidì di nuovo.

«Ma sei matta?!»

«Ah, sì? E tu no, quando hai speso TUTTO il mio bonus senza dir nulla?»

Cominciò a balbettare scuse, promettere di restituire tutto.

«Lo farai,» disse Chiara, glaciale. «Ma prima troverai un lavoro. E finché non porterai a casa almeno uno stipendio minimo, non avrai accesso a nessun conto.»

Cambiò le password. Aprì un nuovo conto. Cancellò la sua impronta dall’app della banca. Sul tavolo della cucina, lasciò una lista di agenzie di collocamento.

Una settimana dopo, Marcello trovò lavoro come corriere. Elisabetta chiamava tre volte al giorno, piangeva, la insultava, la chiamava mostro. Ma Chiara rispondeva sempre lo stesso:

«Quando vostro figlio imparerà a rispettare il lavoro altrui, ne riparleremo.»

Cosa sarebbe successo dopo? Forse un divorzio. O forse no. Ma ora sapeva una cosa: nessun uomo avrebbe più gestito il frutto del suo lavoro.

E la suocera? Che tenga pure l’iPhone. L’anno prossimo, non ci sarà un altro regalo.

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«Il premio è mio, ma l’iPhone va a mia suocera»
Come ho sprecato dieci anni aspettando il suo divorzio, per poi capire quanto fosse sciocco.